Jobs Act e lavoratori autonomi: “Cambiamento non sufficiente”
Il Jobs Act degli Autonomi, che è stato approvato negli ultimi giorni dal Senato, è un importante passo avanti. Si tratta di una norma che comprende una serie di misure utili per avvantaggiare i professionisti e lavoratori autonomi. Norma che, per altro, era diventata ormai fondamentale. Ma nonostante ciò, potrebbe ancora mancare qualcosa.
A dirlo è la Rete delle Professioni Tecniche (RPT) che esprime un giudizio non troppo soddisfatto sulle novità proposte e presto pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale.
Il miglioramento c’è, è palese, ma è “ancora insufficiente”. Scopriamo perché e soprattutto quali punti sono stati dimenticati.
Che cosa manca per tutelare i lavoratori autonomi?
La domanda a questo punto è legittima e la Rete delle Professioni Tecniche non ha paura a dare una risposta precisa. Per tutelare i lavoratori autonomi, le Partite Iva e i liberi professionisti, mancano ancora tre punti fondamentali:
- Un compenso equo;
- Clausole vessatorie;
- Possibilità di affidarsi al tribunale del lavoro per eventuali controversie tra committenti e professionisti.
L’aver deciso di abolire le tariffe, sempre secondo i tecnici, non ha colmato la necessità di tentare di applicare il buon principio del cosiddetto “giusto compenso” in termini economici.
Nella lunga nota scritta da RPT, viene spiegato che più volte si è cercato di porre sotto l’attenzione l’urgenza di un corrispettivo economico. Quest’ultimo dovrebbe essere idoneo sia per i committenti che per i professionisti, nel rispetto dei principi di libera concorrenza.
Esclusi gli Ordini dal tavolo di confronto
I tecnici hanno continuato la loro nota facendo notare l’assenza di una rappresentanza nel tavolo tecnico di confronto sul lavoro autonomo.
“Gli Ordini sono organismi istituzionali che svolgono funzioni di rappresentanza dei professionisti iscritti”, si legge.
Tale scelta lascia intuire che senza la presenza diretta si va a privare lo stesso Ministero del Lavoro di un importante interlocutore. E in questo modo ogni discussione avviata sul lavoro professionale in Italia sarà in qualche modo da considerarsi incompleta.
Concentrandosi in modo particolare su quest’ultimo punto è stato inoltre spiegato che “il Ministro Poletti ha assunto l’impegno ad allargare il tavolo”. Così da poter accogliere anche i rappresentanti degli Ordini.