Bitcoin Wallet: vanno pagate le tasse?
La criptovaluta più in voga del momento il Bitcoin è una moneta virtuale nata nel 2008, creata da una persona o da un team di persone conosciute sotto lo pseudonimo Satoshi Nakamoto che ha conosciuto un incremento esponenziale nella sua quotazione.
Il Bitcoin attrae i trader che vedono nella criptovaluta l’asset digitale su cui investire e su cui guadagnare plusvalenze; tuttavia, il BTC è utilizzato anche come forma di pagamento mediante l’apertura di e-Wallet o Portafogli digitali, il cui funzionamento è assimilabile a quello di conto bancario.
I detentori di BTC Wallet sono soggetti tassati? L’Agenzia delle Entrate ha chiarito definitivamente il dubbio e ha emesso la Risoluzione n.72/E contenente una soluzione interpretativa molto certosina utile a risolvere definitivamente ogni minimo dubbio.
Vediamo in questa guida le caratteristiche peculiari e distintive delle criptovalute, in particolare del regime di tassazione del Bitcoin utilizzato come mezzo di pagamento digitale per concludere acquisti e vendite online.
Investire in Bitcoin: quali sono le caratteristiche distintive?
La crescita “sfrenata” delle criptovalute e, in particolare, del Bitcoin sta incrementando sempre di più il timore che una bolla speculativa possa “scoppiare” da un momento all’altro.
All’indomani del debutto dei Future sui Bitcoin, dopo un lieve “crollo” del pricing, il suo valore ha recuperato ed è “risalito dal precipizio” guadagnando il 16%.
La volatilità della sua quotazione affascina ed attrae i trader e gli speculatori che ogni giorno compiono operazioni intraday per ottenere un guadagno “facile” e veloce.
Come per ogni altro asset o strumento d’investimento anche per le criptovalute si parla di capital gain ovvero di plusvalenze derivanti dal capitale investito nella compravendita dell’asset digitale.
Il Bitcoin viene utilizzato anche come forma di pagamento per concludere le transazioni online, ma non offre chiarezza sulla sua tracciabilità e può essere utilizzata in gravi reati o nel riciclaggio di denaro o per alimentare i narcotraffici ed il commercio di armi illegali.
Infatti, in caso di trasferimento di Bitcoin da un Wallet all’altro non c’è modo di poter individuare l’identità reale delle persone coinvolte nelle operazioni e del nuovo proprietario che viene identificato solo ed esclusivamente mediante un codice alfanumerico.
Il Bitcoin, del resto come le altre valute digitali, consentono di preservare l’anonimato delle transazioni e nello scambio di moneta: ciò è garantito dal sistema crittografico che differenzia le Crypto dal resto delle monete legali.
Occorre ricordare che esistono diversi siti dove è possibile cambiare i propri Bitcoin con i Dollari, Euro, Yen o altre valute oppure essere accantonati in un portafoglio elettronico sul proprio computer oppure affidati a una banca elettronica gestita dagli stessi ideatori del BTC.
Tassazione BTC: la Risoluzione dell’Agenzia delle Entrate
La questione centrale è se le transazioni e gli investimenti effettuati in Bitcoin siano soggetti a tassazione? A porre chiarezza e a prospettare una soluzione interpretativa ad hoc, è l’Agenzia delle Entrate che il 2 settembre 2016 con la pubblicazione della Risoluzione n.72/E, ha sancito chiaramente che tutti gli acquisti e le vendite di valuta non generano reddito imponibile mancando il fine speculativo.
Dunque, per tutti i detentori di Bitcoin Wallet o di un Borsellino elettronico su cui sono depositate monete virtuali come l’Ethereum, Litecoin, DASH, IOTA, etc., gli scambi di valuta non sono assoggettati ad imposte e non generano reddito imponibile da dichiarare e comunicare al Fisco.
Considerando i BTC e le altre monete virtuali alla stregua delle banconote estere, la Risoluzione n.72/E sancisce che “per quanto riguarda, la tassazione ai fini delle imposte sul reddito dei clienti della Società, persone fisiche che detengono i bitcoin al di fuori dell’attività d’impresa, si ricorda che le operazioni a pronti (acquisti e vendite) di valuta non generano redditi imponibili mancando la finalità speculativa”.
Grazie a questa soluzione interpretativa fornita dall’Agenzia delle Entrate detenere e scambiare Bitcoin o crypto, almeno dal lato fiscale, possono considerarsi estremamente vantaggiosi rispetto ad altri asset.
Tutt’altro discorso concerne i guadagni di tipo speculativo che debbono essere dichiarati come redditi diversi: in caso di scambi rilevanti che producono guadagni di tipo speculativo potrebbero generare plusvalenze da dichiarare al Fisco.
Tali redditi debbono essere considerati redditi derivanti dall’impiego di capitale: in tal caso il reddito imponibile è pari alla differenza tra il costo di acquisto e il valore o corrispettivo di vendita, con applicazione della ritenuta del 26%.
Prospettando questa tesi ed interpretazione risolutiva, il Fisco italiano conferma la sua volontà e la scelta di tassare solo le plusvalenze e i capital gain su valute estere acquistate o detenute per finalità d’investimento.
Per evitare di tassare importi esigui sono escluse dalla tassazione le plusvalenze, qualora la giacenza complessiva di tutti i depositi e conti correnti in valuta sia inferiore a 51.645,69 euro.