Università, Più lavoro per i laureati ma aumentano i precari
I dati dell’analisi annuale di AlmaLaurea lasciano intravedere un piccolo spiraglio incoraggiante per i neo laureati sul fronte del lavoro. Ma al tempo stesso arriva una brutta batosta per i giovani d’Italia.
E’ emerso che appena il 30% dei 19enni di oggi sceglie di andare all’Università, ma terminato il ciclo di studi riescono a guadagnare meno dei colleghi che si sono laureati nel 2004.
Molti trovano lavoro con più facilità, spesso però nei settori che poco hanno a che fare con gli studi fatti. E il più grande problema è legato allo stipendio.
Vi sono così alcuni miglioramenti, soprattutto rispetto gli ultimi 12 mesi, ma resta ancora molto complicato il rapporto che lega la formazione e il mondo del lavoro.
“Italia fanalino di coda europeo per numero di laureati”
Come è stato spiegato dal presidente di AlmaLaurea, Ivano Dionigi, da un lato si riporta il calo delle iscrizioni, dall’altro l’abbandono prematuro degli studi accademici. E poi le difficoltà economiche correlate al lavoro svolto. Non è quindi un caso che l’Italia sia ormai diventata il fanalino di cosa in Europa per numero di giovani che hanno raggiunto la laurea.
Di recente era già arrivata la polemica di Mauro Gola, il presidente di Confindustria Cuneo, che invitava i giovani a non iscriversi all’università. Tale scelta non è stata ben vista dal presidente Dionigi, che ha parlato di “ignoranza totale, che veicola un messaggio sbagliato”.
In poche parole il grande problema sarebbe legato proprio alle aziende e alle loro possibilità economiche e agli investimenti (mancati) che scelgono di fare sui giovani. Perché “se pagassero bene, chi si laurea non avrebbe all’estero”, continua Dionigi.
I dati positivi sui giovani studenti
Parlando di dati positivi non possiamo ignorare l’aumento dei lavoratori che hanno terminato gli studi. Un anno dopo la laurea, lavora il 71% dei giovani che hanno finito una triennale, e il 73,9% di chi ha terminato la specialistica.
Ciò si trasforma in un aumento del +2,9% rispetto al 2017. Al tempo stesso però, rispetto al 2008, sono stati persi 17,1 punti per le triennali, oltre a 10,8 delle specialistiche.