Buoni pasto per partita Iva senza dipendenti
Il buono pasto è un mezzo sostitutivo di pagamento molto conosciuto e utilizzato. Si può generalmente usare solo per acquistare un pasto o comunque generi alimentari in negozi e locali convenzionati.
Solitamente i buoni pasto vengono distribuiti dal datore di lavoro ai suoi dipendenti, questo avviene sia nel pubblico che nel privato. I dipendenti possono poi spendere i buoni in bar, ristoranti, gastronomie e supermercati che abbiano una convenzione con la società emittente.
Il valore dei buoni, normalmente è sufficiente a coprire le spese di un pasto consumato in pausa pranzo, variano tra i 5 e i 10 euro, ma ce ne sono anche di altri importi, come 2 o 3 euro. I buoni nascono proprio per sopperire all’assenza di una mensa aziendale.
Oltre alle imprese, pubbliche o private, i buoni pasto possono essere usati anche da professionisti e imprenditori, insomma da chiunque abbia una Partita Iva. Generalmente si pensa ai buoni pasto in contesti dove ci siano dei lavoratori subordinati, ma possono essere usati anche da chi non ha dipendenti.
Dal 9 settembre 2017 sono entrate in vigore nuove norme che regolamentano l’utilizzo dei buoni pasto.
Il nuovo codice Mise 122/2017 pubblicato in Gazzetta Ufficiale, introduce la possibilità di usare buoni anche in formato elettronico e estende la platea di locali che possono accettare i ticket restaurant a agriturismi, ittiturismi e mercati alimentari.
Tassazione buoni pasto per Partite Iva senza dipendenti
Lavoratori autonomi, professionisti e più in generale le Partite Iva, possono acquistare buoni pasto che possono rivelarsi uno strumento comodo per chi desidera scaricare le spese per i pasti o di rappresentanza.
Anziché richiedere ogni volta la fattura al ristorante o al negozio di alimentari, basta conservare quella dell’azienda dalla quale si acquistano i buoni, che si possono poi spendere senza dover chiedere ogni volta altra documentazione.
Va anche detto che per piccoli importi, come un panino da 4 euro, è quasi impossibile farsi emettere fattura, usando i buoni pasto si aggira facilmente il problema.
Anche l’aspetto fiscale è interessante per le partite Iva che usano i buoni pasto, visto che possono dedurre il 75% delle spese fino ad un massimo del 2% del proprio fatturato e detrarre l’Iva che è fissata al 4%.
Commissioni di acquisto dei buoni pasto
Le società emittenti dei buoni pasto applicano in genere delle commissioni all’acquisto, che orientativamente si aggirano intorno al 5%, ma alcune applicano commissioni anche inferiori. Anche considerando le commissioni in fase di acquisto che rappresentano per le società emittenti il loro “guadagno“, a fronte della deducibilità dei costi e della detraibilità dell’IVA rappresentano un aspetto da non sottovalutare per abbassare la propria pressione fiscale.
Come scegliere i buoni pasto da acquistare
La scelta del buono pasto da acquistare non si deve solo basare sulla percentuale più bassa a livello di commissioni all’acquisto che alcune società emittenti possono offrire, ma bisogna anche valutare la spendibilità dei buoni pasto. Vi sono infatti alcuni buoni pasto che sono ampiamente accettati ed altri meno, quindi è vivamente consigliabile fare una ricerca in loco per vedere se il buono pasto che si vuol acquistare è ben accettato nella tua zona.
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