Arriva il Decreto dignità sul lavoro: aumenta il costo del licenziamento
Qualche giorno fa è stato dato il via libera, dal Consiglio dei ministri, al tanto atteso Decreto dignità. Si tratta di un provvedimento che prevede una serie di regole ferree, orientate sul lavoro e voluta fortemente da Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico.
All’interno di questo decreto vengono presentati provvedimenti e norme che regolano il licenziamento, i contratti a termine e le delocalizzazioni delle imprese. Proprio per la vastità dei temi trattati, Di Maio si è detto entusiasta per quanto ottenuto. Da questo momento infatti, dice lui attraverso Facebook, può considerarsi “finita l’epoca del precariato senza alcun tipo di ragione”.
Che cosa prevede il testo del Decreto dignità
Sono ben 12 gli articoli inseriti, con misure precise tra le quali spicca un pacchetto di articoli per contrastare il Jobs Act. Non mancano i divieti sulla pubblicità legata al settore del gioco d’azzardo e lo slittamento della termine scadenza dello spesometro. Ma vediamo i punti più importanti per i lavoratori previsti dal Decreto dignità.
Parola d’ordine: Licenziamento
Non si potranno più considerare i licenziamenti senza giusta causa, presi di mira dal sistema. Vi è un aumento del 50% delle indennità, e rigida presa di posizione sui contratti a termine. Quest’ultimi non potranno durare più di due anni, e necessitano di adeguata giustificazione dopo un anno.
Contratti a termine: non più di 2 anni
Non potranno durare più di 2 anni e, come accennato prima, dopo i primi 12 mesi dovranno essere giustificati con causali. Per ogni rinnovo previsto vi sarà un costo che è pari allo 0,5% in più. Si considera anche il fatto che l’indennizzo di licenziamento ora passa da un minimo di 6 mensilità fino a 36 come massimo.
Il caso delocalizzazioni imprese
Se le imprese, che hanno ricevuto aiuti da parte dello Stato, decidono di delocalizzare le attività prima che siano passati 5 anni dal termine investimenti, sono previste sanzioni. Si parla di multe che vanno da 2 a 4 volte il valore del beneficio che si è ottenuto. Lo stesso benefici viene restituito con interessi che possono essere maggiorati fino al 5%.
Lo spesometro e il redditometro
Non potevano mancare nel Decreto dignità anche i riferimenti a queste due voci. Viene prevista la revisione del redditometro, oltre all’abolizione della trattenuta diretta dell’Iva da parte dello Stato nei confronti dei professionisti.
Vi sarà un rinvio di scadenza dello spesometro per inviare i dati del terzo trimestre nel mese di febbraio 2019.