L’assicurazione sulla perdita del lavoro
L’approvazione del Jobs Act ha segnato in pratica la fine del posto fisso in Italia. Si tratta di un problema di non poco conto in un Paese dove il welfare non è molto sviluppato e non prevede forme di sostegno al reddito, simili a quelle in vigore da lungo tempo nel Nord Europa. Un problema che può avere ricadute importanti anche per il sistema Italia, se si pensa che un evento traumatico di questo genere può costringere l’interessato, e la sua famiglia, ad entrare nell’ottica del risparmio, colpendo al ribasso i consumi.
Anche il sistema assicurativo ha dovuto prendere atto di questa evoluzione in corso nel mondo del lavoro, varando una serie di prodotti in grado di offrire almeno uno scudo per i lavoratori a rischio, che ormai sono milioni, anche in considerazione di una situazione economica non certo rosea, che potrebbe continuare ancora a lungo.
La risposta in una polizza
La contromisura ideata dalle compagnie di assicurazione che operano nel nostro Paese, si è concretizzata attraverso una polizza, l’assicurazione sulla perdita del posto di lavoro, concepita come una sorta di garanzia sul proprio impiego. Proprio ad essa è in pratica stato delegato il compito di provvedere al mantenimento di adeguati livelli economici per il lavoratore che sia stato costretto a lasciare la precedente mansione, permettendogli di mettersi alla ricerca di una nuova occupazione senza essere strangolato dall’impellenza.
Va anche ricordato come questo tipo di copertura sia considerato ormai praticamente obbligatoria per tutti coloro che chiedono mutui o prestiti, proprio in considerazione dell’effettiva scomparsa dell’articolo 18 nel settore privato.
A chi si rivolge l’assicurazione perdita posto di lavoro
Si tratta di una polizza che protegge tutti i lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico che di quello privato. La copertura scatta nel caso gli stessi vengano licenziati per cause indipendenti dalla loro volontà, ovvero a seguito di una ristrutturazione aziendale oppure di una crisi di qualsiasi genere tale da spingere l’impresa a tagliare i propri organici. A tal proposito va ricordato che se il Jobs Act non è stato applicato al settore pubblico, creando di fatto una disparità su cui però potrebbe presto verificarsi un intervento legislativo ad hoc o un pronunciamento delle Sezioni Unite della Cassazione, i lavoratori privati si trovano in pratica senza alcuna difesa in caso di situazione economica negativa.
Ecco perché una polizza di tal genere si rivela effettivamente molto utile dando un minimo di protezione e tranquillità, tanto più necessarie in un momento in cui trovare un nuovo lavoro è estremamente complicato, come del resto testimoniato dalle statistiche.
Chi è escluso dalla copertura
Naturalmente, non tutti i lavoratori possono stipulare una polizza di questo tipo. In particolare, sono esclusi dalla copertura tutti i lavoratori che vengono licenziati per giusta causa, i quali danno le proprie dimissioni seguendo la procedura online reintrodotta di recente per combattere il fenomeno delle dimissioni in bianco, e tutti coloro che sono usciti dal posto di lavoro dopo un accordo con l’azienda, usufruendo per questo di incentivi.
Cosa prevede la polizza nel caso scatti il licenziamento
In caso di licenziamento, questo tipo di assicurazioni prevede una scelta tra queste due possibili soluzioni:
- la liquidazione di una somma, con dei massimali specificati in sede contrattuale;
- l’erogazione di una parte dell’ultima retribuzione, solitamente con un massimale fissato all’80%, sino a quando il lavoratore non avrà trovato un nuovo impiego, ponendo però un termine ultimo oltre il quale la provvidenza (cioè il rimborso) non sarà più erogata (il quale può andare dai sei mesi a quasi un anno e mezzo e può coprire al massimo tre licenziamenti nell’arco contrattuale previsto).
Quanto costa una assicurazione di questo tipo?
Il costo è variabile e può partire da circa 150 euro annuali sino a situarsi su livelli molto più elevati, a seconda del tipo di protezione richiesta dal lavoratore. L’entità del premio da corrispondere può variare anche in base al rischio, essendo di conseguenza molto più elevato per i dipendenti privati, le cui probabilità statistiche di essere licenziati sono rese molto più alte dal fatto di dipendere proprio dalla situazione economica, eventualità invece non contemplata prima dell’approvazione del Jobs Act.
Se, ad esempio, si mettono a confronto due dipendenti, uno pubblico ed uno privato, di età compresa tra i 40 e i 45 anni, che abbiano richiesto un prestito con cessione del quinto per un importo di 14mila euro, da restituire in 120 mensilità (dieci anni), spingendo l’ente erogante a chiedere la stipula di una polizza, essa può comportare un esborso aggiuntivo intorno ai 340 euro per lo statale, arrivando invece a 1834 nel caso del dipendente privato.
Chi propone questo tipo di assicurazione?
Da quanto abbiamo detto sinora, non è difficile comprendere come in pratica tutti i grandi gruppi bancari propongano soluzioni per la perdita del posto di lavoro, usando questo strumento come una garanzia che i pagamenti non siano interrotti nell’eventualità che si verifichi tale imprevisto.
Ad esempio, la Banca Nazionale del Lavoro propone la Polizza Reddito Protetto, la quale pone come tetto per la stipula il limite anagrafico di 65 anni e permette di scegliere il tipo di protezione più adatto al caso specifico, ma assicurazioni simili sono previste anche da Unicredit e Intesa SanPaolo, che mette in campo il Proteggi Mutuo, un pacchetto che prevede una protezione in grado di fare scudo non solo sulla perdita del posto di lavoro, ma anche ad altre eventualità in grado di mettere in pericolo la solidità finanziaria di una famiglia, come la malattia, un infortunio o il decesso del contraente.
Agos prevede a sua volta Credit Protection, che ha come scopo principale proprio quello di proteggere il cliente da un eventuale finanziamento da lui stipulato con un qualsiasi ente, grazie al quale in caso di licenziamento sarà la compagnia assicurativa a caricarsi il pagamento delle rate nel periodo di copertura previsto in sede contrattuale. Queste però sono solo una piccola parte delle proposte offerte da un mercato in continuo mutamento.