Buoni pasto 2020: tra elettronici e cartacei che cosa cambia
Grazie alla recente Manovra 2020 possiamo finalmente parlare del tema legato ai buoni pasto cartacei ed elettronici. Sono state modificate le norme che regolano il loro funzionamento, con nuove soglie di esenzione dalle tasse e contributi.
Vogliamo quindi fare chiarezza in merito ai buoni pasto assegnati dalle aziende ai propri dipendenti, considerando anche che non vi sono novità legate alle mense aziendali.
Ogni buono pasto cartaceo riporta:
- Ragione sociale o codice fiscale della società emittente;
- Data di validità del buono;
- Lo spazio per inserire la data di utilizzo, con firma del lavoratore e timbro dell’esercizio.
I buoni elettronici invece contengono tutte queste informazioni direttamente sul tesserino utilizzato. Ma che cosa cambia quindi per questo 2020 e per tutti quei lavoratori che potranno ottenere i buoni pasto?
I cambiamenti legati ai buoni pasto 2020
L’articolo 1 comma 677 della Manovra 2020 modifica l’articolo 51 comma 2 del Testo unico delle imposte sui redditi. E ciò prevede che a partire dal primo gennaio scorso si siano verificati i seguenti cambiamenti:
- Per i buoni pasto elettronici: la soglia di esenzione da contributi INPS e tassazione IRPEF è 8 €. Il valore si è alzato se pensiamo che al 31 dicembre 2019 si parlavano di un tetto di 7 €;
- Buoni pasto cartacei: vi è l’esenzione per la parte che non va oltre i 4 € al giorno. Una soglia diminuita partendo dai 5,29 euro precedenti.
E’ stato annunciato su più fronti, ed è chiaro a tutti, che l’obiettivo sia quello di rendere convenienti i buoni elettronici a 360 gradi. Per questo si lavora su due piani: da un lato si vuole massimizzare l’esenzione, dall’altro invece si vogliono rendere meno appetibili loro “predecessori” cartacei. Segnaliamo però un caso particolare: i ticket relativi al 2019, che sono stati erogati entro il 12 gennaio 2020 faranno riferimento ai vecchi limiti di 5,29 e a 7 €. Sarà necessario sottoscrivere una dichiarazione che descriva l’effettiva validità e il riferimento al 2019.
Un’App per gestire i buoni pasto elettronici
Questo comodo strumento nato in Gran Bretagna nel 1954 con l’idea di essere usato per acquistare pasti e prodotti alimentari, vive quindi una fase importante di cambiamento. Consideriamo che sia nella versione cartacea che elettronica, il buono ha un mercato che ruota attorno alla cifra dei 3 miliardi di euro l’anno. E ora l’obiettivo innovazione non poteva più lasciarlo da parte.
Pensiamo ad esempio a quanto fatto da Up Day, che ha deciso di semplificare la diffusione dei buoni pasto elettronici. L’idea è quella di partire da una card con microchip personalizzata, ma soprattutto da un’app per smartphone. In questo modo si rende immediato e pratico il pagamento, e potrà essere utilizzato su tutto il territorio italiano. In questo modo ogni dipendente si trova al centro di questa nuova esperienza, consapevole di poter gestire comodamente tutti i servizi che l’azienda offre. E ancora una volta sarà tutto alla portata di un click.
Quali sono i criteri di assegnazione
Secondo quanto viene riportato dalla normativa, questi strumenti devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i dipendenti in modo omogeneo. L’attribuzione dipende da un accordo sindacale o in base a un regolamento aziendale che riporta le condizioni e i parametri di utilizzo. Devono essere consegnati ai nuovi assunti quando inizia il rapporto di lavoro. E quindi a chi spettano?
- A tutti i lavoratori subordinati, che siano a tempo pieno o part-time, ma anche per chi ha un orario di lavoro che non prevede la pausa pranzo;
- Si rivolgono ai cosiddetti co.co.co., ovvero ai collaboratori coordinati e continuativi.
Potranno essere usati solo dal titolare e non prevedono una conversione in denaro. Possono essere usati nelle giornate lavorative, anche se risulteranno essere domeniche o giorni festivi. Nel momento in cui un lavoratore spende il buono pasto, riceverà uno scontrino fiscale e saranno fatturati dal pubblico esercizio i buoni ricevuti.
Ricordiamo anche che i buoni pasto, sia elettronici che cartacei possono essere acquistati non solo da aziende per i propri dipendenti ma anche da liberi professionisti con partita IVA e beneficiare quindi di tutti i benefici fiscali in quanto possono essere portati in deduzione. Il limite è fissato al 2% del fatturato.