Come funziona il reddito di cittadinanza: tutto quello che devi sapere
Dallo scorso 4 marzo, giorno delle elezioni Politiche italiane, si è riaperto il dibattito legato al tema del reddito di cittadinanza.
Se da un alto il Movimento 5 Stelle lo ha reso punto centrale della propria campagna, dall’altra c’è l’assoluto dissenso della Lega di Matteo Salvini.
Ma senza entrare in tema politico, la cosa che incuriosisce è cercare di capire quale sia la funzione del reddito. Parliamo dunque di un mezzo di assistenza per i cittadini italiani, o di un modo per ridistribuire la ricchezza?
Per cercare di capire di che cosa si tratti dobbiamo partire dalla Finlandia, dove il reddito di cittadinanza è stato lanciato su base biennale.
Perché si parla tanto di reddito di cittadinanza
Era il 2016 quando il governo di Helsinki aveva lanciato il progetto. Con una lettera, si informavano così circa 2.000 finlandesi disoccupati per informarli in merito al reddito di cittadinanza. Per il primo mese si attribuivano 560 euro al mese sul conto corrente. Spariva il sussidio di disoccupazione e al tempo stesso i cittadini non ricevevano chiamate dai centri di impiego.
Lo scopo era quello di spingere i cittadini disoccupati tra i 25 e i 58 anni, a cercare un lavoro una volta perso il sussidio di disoccupazione. Il tutto con la consapevolezza di non perdere i 560 euro della cittadinanza.
Da quel momento l’intera Europa ha guardato incuriosita all’esperimento finlandese, il cui costo è di quasi 20 milioni. Qualora venisse esteso a livello nazionale costerebbe 10 miliardi, andando ad aumentare il deficit sul prodotto interno lordo per il 5%. Per capire però quali siano stati i risultati, bisognerà però aspettare la fine del 2018.
Quali sono i vantaggi del reddito di cittadinanza
Per gli esperti, in una realtà come quella italiana, diventerebbe una misura di politica assistenzialista. Ma c’è da dire che tra i suoi vantaggi viene citata la possibilità di aumentare la stabilità sociale, semplificando anche il welfare.
Al tempo stesso si ridurrebbe la povertà così da aumentare la libertà dei cittadini che potrebbero così decidere il proprio lavoro. Inoltre il reddito di cittadinanza potrebbe dare maggiore forza a livello di contrattazione davanti a una proposta di lavoro. E infine, a differenza dei reali sussidi, permette di svolgere attività lavorative che reinseriscano la persona interessata nel contesto sociale.
E gli svantaggi quali sono? Prima di tutto il costo che pesa sulle casse dello Stato. Senza contare che non garantisce equità sociale, porterebbe le persone a cercare lavori part-time e potrebbe aumentare le tasse, abbassando la possibilità di creare imprese.
Ultimo, ma non meno importante è un aspetto prettamente maschilista: si pensa infatti che possa indebolire la figura femminile in ambito lavorativo. Le donne infatti sarebbero praticamente indotte a restare a casa con i figli, diventando mamme full time.