Cos’è il codice CRO, a cosa serve e come si ottiene
Durante un’operazione bancaria è facile imbattersi nella sigla CRO. Un termine che nonostante la sua brevità riveste un ruolo di non poca importanza, proprio per la funzione che è chiamato a svolgere.
CRO è l’acronimo di Codice Riferimento Operazione e viene assegnato ad ogni operazione bancaria che sia stata eseguita tramite un bonifico bancario. Effettivamente si tratta di un codice di grande rilievo, in quanto proprio grazie ad esso è possibile verificare con estrema semplicità l’avvenuta movimentazione di fondi.
A cosa serve il CRO?
Solitamente il CRO viene richiesto da un creditore in qualità di prova che il debitore abbia in effetti eseguito il versamento promesso, senza doverne attendere l’accredito sul proprio conto corrente. Si tratta quindi di un modo di accelerare ad esempio le procedure riducendo i tempi di attesa, in quanto si può sapere per certo che il pagamento è stato effettuato, senza dover seguire i tempi tecnici che sono soliti del circuito bancario.
A tal proposito, va infatti rilevato come quando si effettua un bonifico bancario, la situazione più ricorrente veda il beneficiario del bonifico e l’intestatario essere titolari di conti correnti in banche differenti. Il versamento di soldi da un istituto bancario ad un altro è alla base del cosiddetto bonifico interbancario, il quale va a distinguersi da quelli ordinari proprio per la sigla rilasciata dalla banca all’ordinante.
Da quante cifre è composto il CRO?
Il CRO è formato da undici cifre, con la parziale eccezione di quello che distingue Poste Italiane per il quale sono presenti 15 cifre, con le 4 in più iniziali tese ad attestare esclusivamente il fatto che si tratti di un bonifico postale e non bancario. È naturalmente diverso per ogni movimento bancario effettuato, in modo da distinguere le varie transazioni nel modo più semplice possibile.
Si tratta di un codice che va in pratica ad individuare un solo cliente, il quale viene fornito dalla banca di appartenenza e nel quale una funzione di assoluto rilievo spetta alle ultime due cifre, in quanto proprio ad esse è affidato il compito di confermare l’esistenza o meno del bonifico.
CRO e TRN: qual è la differenza?
In realtà, da un punto di vista strettamente tecnico, il CRO non esisterebbe più, in quanto con l’avvento del circuito SEPA (Single Euro Payments Area, ovvero l’area unica dei pagamenti in euro) è stato praticamente sostituito dal TRN (Transaction Reference Number), il codice alfanumerico composto da 30 caratteri che lo contiene al suo interno, nella stringa che va dal 6° al 16° carattere.
Va però sottolineato come tale metodo non sia sempre valido in quanto il TRN può contenere in questo spazio anche lettere, mentre il codice CRO è un codice esclusivamente numerico. Una caratteristica tale da rendere non sempre possibile la validazione formale del TRN.
C’è anche il codice CRI
Sino a questo momento abbiamo evocato il caso in cui lo spostamento di denaro avvenga da una banca ad un altra, in conseguenza del fatto che le controparti abbiano i loro conti correnti in istituti differenti, trattandosi della situazione più ricorrente, per ovvi motivi.
Quando però il bonifico fatto dall’ordinante verso il beneficiario viene effettuato all’interno della stessa banca, il codice CRO viene sostituito dal codice CRI, ovvero il Codice di Riferimento Interno, che ha comunque le stesse finalità, ovvero quelle di consentire all’intestatario del bonifico di poter rapidamente verificare che il versamento sia effettivamente andato a buon fine.
Cosa succede se non si ha il CRO
Può anche verificarsi il caso in cui non si sia in possesso del numero di CRO proprio. In tal caso, l’utente interessato a dare vita ad alcune operazioni bancarie, può procedere mediante l’utilizzo di un altro codice bancario, ossia il codice IBAN, acronimo di International Bank Account Number, uno standard internazionale per le transazioni fra utenze bancarie di paesi diversi, nato inizialmente con lo scopo di semplificare al massimo le operazioni bancarie all’interno dell’Unione Europea.
Come si può ottenere il CRO e come ritrovarlo
Venire a conoscenza del proprio numero di CRO non implica particolari procedure per il cliente, in quanto è la banca stessa a premurarsi di fornirlo subito all’utente o al più entro un paio di giorni circa dall’ordine di bonifico. Si tratta di una attesa che dipende dai tempi necessari al circuito finanziario, il quale è incaricato di gestire il trasferimento di fondi al fine di generare il nuovo codice bonifico.
Per ritrovare la posizione esatta dove viene indicato il numero di CRO basta consultare le ricevute di vecchi pagamenti effettuati attraverso bonifici. Nel caso in cui esse non siano però più disponibili, basta rivolgersi agli sportelli e agli operatori della propria banca di appartenenza per poter ovviare al problema.