I nuovi giovani precari: dal 2051 si va in pensione a 70 anni
Chissà quando potrò andare in pensione? Una domanda che suona come un vero incubo piuttosto che un normale quesito.
E’ ciò che si chiedono soprattutto i giovani d’oggi, notando il continuo aumento dell’età pensionabile. Si creano non poche preoccupazioni in seguito alle parole di Giorgio Alleva, presidente dell’Istat.
Come da lui confermato, l’età minima per il pensionamento dovrebbe aumentare da 66 anni e 7 mesi (entrata in vigore a partire dal 2018) fino a 67 anni (nel 2019).
Si andrà in pensione a 70 anni
Non è tutto: tenendo in considerazione quello che è il dato della speranza di vita, viene chiamato in causa un necessario adeguamento. L’età minima sarebbe quindi destinata a salire: questo vuol dire che nel 2031 ci si aspetta la pensione a 68 anni e 1 mese.
Diventano poi 68 anni e 11 mesi nel 2041 e addirittura 69 anni e 9 mesi per il 2051. Al momento sono solo stime, ma i calcoli sembrano essere veritieri: si lavorerà dunque fino a (quasi) 70 anni.
Vista la notizia preoccupante, i rappresentanti dei lavoratori hanno deciso di mobilitarsi. L’obiettivo è quello di indurre il governo a fermare questo meccanismo. Il rischio infatti è quello di rendere il pensionamento come una vera chimera per la maggior parte dei giovani lavoratori. Una parentesi che sicuramente farà discutere, e non poco, i politici italiani.
Che ne sarà dei giovani precari?
La notizia preoccupa, come detto, soprattutto i più giovani che sembrano quindi essere destinati a un futuro segnato da un’incalzante precarietà.
I dati per ora parlano chiaro: tra i 15 e i 34 anni, in un periodo che va dal 2008 al 2016, il numero di dipendenti a termine è passato dal 22,2% al 27,8%. Si segnalano picchi al 35% per i laureati. Ma non è tutto: la precarietà cammina di pari passo con il rischio di ricevere assegni pensionistici sempre più bassi.
I giovani sembrano quindi avere davanti a loro un futuro che è sempre più drammatico. Nonostante ciò il governo continua a dirsi fiducioso, come spiegato dal ministro Padoan. Per lui infatti il peggio “è alle spalle”, poiché stanno sparendo numerosi impedimenti, come per esempio i problemi legati al sistema bancario. Per scoprire se abbia davvero ragione, bisogna però aspettare. E sperare!