Il caso WhatsApp: l’app multata dall’Antitrust per 3 milioni di euro
WhatsApp finisce nei guai. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha scelto di sanzionare la famosa app di messaggistica con una multa di 3 milioni di euro. Sotto accusa finisce il comportamento stesso di WhatsApp. Secondo quanto è emerso, gli utenti registrati sulla chat sarebbero stati indotti a condividere i propri dati con Facebook, che è sua proprietaria.
La paura degli utenti era legata all’utilizzo della chat: senza informazioni condivise si pensava di non poter utilizzare l’applicazione. Si tratta quindi di un comportamento non chiaro, ma bensì scorretto che ha portato alla decisione drastica da parte dell’Antitrust.
Modificate le informazioni contenute in “Termini di Utilizzo”
L’Agenzia ha spiegato che la società avrebbe indotto i clienti registrati su WhatsApp Messenger ad accettare le nuove modifiche introdotte nei Termini di Utilizzo. Qui si trova la tanto discussa opzione di condivisione dei dati con il social network Facebook, fondato nel 2004 da Mark Zuckerberg. Chi era già registrato prima della modifica dei termini, avvenuta nell’agosto 2016, ha solo dovuto accettare una parte dei contenuti. Così si poteva scegliere di non fornire alcun consenso aggiuntivo.
I nuovi iscritti invece si sono trovati di fronte a un panorama diverso: come spiegato dall’Agcm, è stato fatto credere loro che “sarebbe stato altrimenti impossibile proseguire nell’uso dell’applicazione”. La richiesta che accompagnava i nuovi Termini parlava della necessità di accettare la modifica ai Termini nel giro di 30 giorni.
In caso contrario sarebbe stato interrotto il servizio. Da qui sono sorte le indagini che hanno subito messo in luce l’inadeguata comunicazione usata. Era considerato fondamentale poter spiegare che, anche negando il consenso alla condivisione dei dati con Facebook, l’app non avrebbe smesso di funzionare.
Doppia accusa per WhatsApp
Le istruttorie sono due e permetteranno di capire se la società abbia violato il Codice di Consumo. Da un lato bisogna quindi verificare se la società abbia davvero indotto gli utenti di WhatsApp Messenger, dall’altro si punta il dito contro le stesse modifiche effettuate sul testo dei Termini di Utilizzo. In quest’ultimo caso infatti sono state considerate vessatorie le disposizioni aggiuntive.
Tra le nuove disposizioni vi sarebbero delle limitazioni di responsabilità “molto ampie e generiche” per l’applicazione, con la possibilità di interrompere il servizio senza un preavviso o un motivo valido. Al tempo stesso emerge il diritto da parte di WhatsApp di poter estinguere il contratto unilateralmente o di poter introdurre anche delle nuove modifiche economiche senza dare mai giustificazioni ai suoi iscritti. Inoltre è stata segnalata anche la prevalenza dell’uso della lingua inglese all’interno del contratto.
Quali rischi si corrono?
L’applicazione di messaggistica è stata acquisita da mister Zuckerberg nel 2014 per qualcosa come 19 miliardi di dollari. Il rischio legato a tale atteggiamento poco trasparente è quello di avere accesso a dati personali di fondamentale importanza per Facebook. In questo modo il social network potrebbe sfruttare i nostri interessi e le interazioni per riuscire a ottimizzare l’offerta pubblicitaria che appare bella bacheca dei nostri profili.
Si tratta sicuramente di una scelta non pericolosissima, ma pare che in Europa non sia stata accolta nel migliore dei modi!